Storia
Difeso dalle inaccessibili pareti a strapiombo della cava e la
vicinanza dell’acqua, i Siculi, primi abitatori che si conoscono
di questo luogo, vi hanno costruito due villaggi rupestri,
ancora oggi difficili da raggiungere e divenuti ormai parte del
paesaggio.
Intorno al XIII secolo a.C. delle popolazioni della Sicilia
sud-orientale, forse spinte da genti italiche più agguerrite,
preferirono rifugiarsi in questi luoghi impervi e ben difesi. Si
conoscono almeno due villaggi rupestri, quello settentrionale
che si nota subito appena ci si affaccia dal belvedere, e quello
meridionale, quasi di fronte. Il primo risale ai secoli XI-X
a.C., secondo per suggestione solo a Pantalica, in cui si
trovano centinaia di tombe a grotticella e gli ipogei
paleocristiani scavati nelle pareti, disposti uno a fianco
dell’altro, su ben sei differenti livelli paralleli. La foce del
fiume Cassibile è un luogo storico, poiché il capitano Demostene
nel 413 a.C. con 6.000 Ateniesi dovette arrendersi alla città di
Siracusa.
Questi luoghi vennero sfruttati fino alla prima metà del secolo
scorso. Infatti poco sopra i laghetti si trovava un monastero,
del quale si notano ancora delle rovine e le case di alcune
famiglie di Canicattini come i Bombaci e gli Uccello, che
traevano il sostentamento dalla produzione di ulivi, carrube e
mandorle.
Territorio
Ciò che rende
spettacolari le cave a causa dello scorrimento dei corsi
d’acqua, è la morfologia del grande canyon di Cava Grande del
Cassibile, il Kakyparis dei Greci. Sul versante nord è
possibile osservare un piccolo agglomerato di abitazioni
rupestri. Nella zona sud si trova un complesso sistema di
abitazioni, scavate nella roccia, disposte una accanto all’altra
su sei diversi livelli paralleli, collegati tra loro da un
sistema di cunicoli e gallerie. Mentre ai margini della riserva,
a nord-est, sorgono varie necropoli antiche, nelle quali sono
stati trovati ricchi corredi tombali e materiale ceramico: la
sua peculiare decorazione, detta piumata o
marmorizzata, rientra nell’ambito della cultura Ausonia
presente nelle isole Eolie e nella Sicilia orientale intorno al
1.000 a.C.
Scale e Trazzere
Flora
La flora di Cava
Grande annovera oltre 400 specie vegetali molte delle quali
endemiche seppur non esclusive di questo biotopo. Di particolare
interesse per l'areale ibleo è il Trachelium lanceolatum,
altri endemismi: Cymbalaria pubescens, Odontites
bocconei, Ophrys lunulata, Antirrhinum siculum,
Calendula suffruticosa. Con areale mediterraneo troviamo:
Chamaerops humilis, Teucrium fruticans,
Sarcopoterium spinosum, Salvia triloba, Phlomis
fruticosa, Ferulago nodosa, Anacamptis longicornu,
la rara Ophrys exaltata ed il maestoso Platanus
orientalis. Curiose le presenze del bucaneve (Galanthus
nivalis), dell'euforbia delle faggete (Euphorbia
amygdaloides) e della falsa ortica (Lamium flexuosum);
fra le rarità è da segnalare la presenza di una felce tropicale
la Pteris vittata.
Fauna
Piuttosto contenuta
è la presenza di fauna vertebrata, con eccezioni relative agli
uccelli: sono presenti l'endemita codibugnolo di Sicilia (Aegithalos
caudatus siculus) e il falco pellegrino (Falco peregrinus)
che solo di rado nidifica in Sicilia. D'altra parte, vi sono
vertebrati che, nell'ambito del territorio ibleo, potrebbero
vivere e vivono solo nella cava: l'istrice (Hystrix cristata),
la martora (Martes martes), la testuggine terrestre (Testudo
hermanni hermanni) e quella d'acqua (Emys orbicularis),
il colubro leopardino (Elaphe situla), il discoglosso (Discoglossus
pictus pictus), la raganella (Hyla intermedia), oltre
a numerosi rapaci diurni e notturni. Tra gli invertebrati merita
una nota il granchio d'acqua dolce Potamon fluviatile